Parco Faunistico Spormaggiore

Il Lupo

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Le specie animali nel Parco Faunistico di Spormaggiore Lupo
Nome SCIENTIFICO
Canis lupus
Longevità
Vulpes vulpes
Dimensioni
100-160 cm,
30-75 kg
habitat
Originariamente presente dappertutto, oggi solo in regioni montane
DietA
Mammiferidi media e grossa taglia, principalmente Ungulati, a volte piccoli animali e carogne
Aspetto
Il lupo mostra un’enorme variabilità morfologica a seconda dell’area geografica e della sottospecie di riferimento; il lupo italiano (Canislupus italicus), in particolare, è caratterizzato da un mantogrigiastro o fulvo-marrone, a seconda delle stagioni (in inverno e in estate rispettivamente). Il pelo tende inoltre ad essere più folto in inverno che in estate. L’apice della coda è tipicamente nero, così come le bande longitudinali presenti frontalmente sulle zampe anteriori, mentre la maschera facciale è bianca e il mentoe la gola sono chiari. Le orecchie triangolari sono diritte, gli occhi gialli socchiusi ed obliqui e il collo robusto, a reggere un cranio largo e massiccio, la cui cresta sagittale è molto sviluppata: ad essa si attaccano i potenti muscoli utili alla chiusura mandibolare, pari a circa 100kg/cm2.Il corponel complessoè slanciato, con zampe robuste e grandi, e la coda è corta e pelosa.Il dimorfismo sessuale è lieve e quindi è difficile distinguere un maschio da una femmina quando visti singolarmente; nel branco, invece, le femmine appaiono più piccole, anche se la coppia alfa è generalmente di dimensioni maggiori rispetto agli altri membri: il maschio dominante arriva a pesare fino a 40-45kg. Visto il rapido tasso di crescita, è complicato anche discriminare tra un giovane o un adulto, a meno di non osservarne il comportamento, più goffo nel primo caso.Il lupo ha 42 denti ein particolare canini affilati, lunghi e ricurvi verso l’interno; presenta i denti ferini o carnassiali, un adattamento specifico per la lacerazione della carne.
Biologia
Il lupo predilige habitat boschivi e ha abitudini crepuscolari e notturne, probabilmente in risposta alle attività antropiche. Conserva l’elusività tipica dei carnivori selvatici ed è un predatore estremamente efficiente, che vive e caccia in branchi, gruppi familiari caratterizzati da una struttura sociale estremamente sviluppata: sia tra i maschi che tra le femmine vige una gerarchia molto fine. Udito e vista sono estremamente sviluppati e necessari proprio per questi due aspetti peculiari della sua biologia: la comunicazione intraspecifica, alla base della sua spiccata socialità, e la caccia. Il senso più acuto rimane tuttavia l’olfatto, che media moltissime funzioni vitali, dal riconoscimento interindividuale, alla ricerca delle prede fino alla regolazione della riproduzione. In generale, i lupi sono molto adattabili e possono vivere inambienti, ad altitudini e con climi svariati, modificando le proprie abitudini a seconda delle risorse trofiche presenti nei territori.Il lupo è un animale territoriale e i branchi difendono i propri territori, generalmente molto vasti (da alcune decine a diverse centinaia di km2)dall’entrata di conspecifici, mediante la costante marcatura odorosa e l’emissione di vocalizzazioni.
Alimentazione

Il lupo è un carnivoro generalista ed opportunista: la sua dieta varia in base alla disponibilità delle prede presenti nel proprio territorio. Prede elettive dei lupi sono i grandi erbivori selvatici (cervo, capriolo e camoscio sulle Alpi), ma può includere all’occorrenza nella propria dieta anche piccoli Mammiferi (uccelli, marmotte, lepri, piccoli roditori) e frutti, carcasse, animali domestici o, in caso di vicinanza ai centri abitati, rifiuti. La predazione del bestiame da parte del lupo si osserva da secoli ed è alla base della sua stessa domesticazione: il lupo è il progenitore di tutte le odierne razzecanine. Tuttavia, i domestici costituiscono una percentuale minima della dieta totale di questo predatore, soprattutto se il livello di custodia del bestiame è efficace.I lupi cacciano in branco, generalmente all’interno del proprio territorio, cooperando nell’inseguimento della preda.

Riproduzione
nseguito ad una fase di corteggiamento di durata variabile, gli accoppiamenti avvengono intorno a gennaio-febbraio, una sola volta all’anno (la femmina ha annualmente un solo ciclo estrale).Salvo eccezioni, la riproduzione è una prerogativa solamente della coppia dominante, che inibisce l’accoppiamento dei membri subordinati mediante meccanismi di controllo sociale e di disturbo. Questi individui, inattivi a livello riproduttivo, cooperano con la coppia alfa nella cura della prole, aumentando così la probabilità di sopravvivenza dei cuccioli.I lupi vivono per anni, o addirittura tutta la vita, con la stessa compagna: sono quindi monogami. Dopo 60-70 giorni di gestazione, verso aprile/maggio, la femmina partorisce una media di 3-4 cuccioli sordi e ciechi, generalmente in una tana scavata dalla madre stessa o da tassi e volpi. A 6-8 settimane di etàha luogo lo svezzamento dei cuccioli, che stimolano tutti i membri del gruppo a rigurgitare per loro del cibo solido. Intorno alle 10 settimane, i cuccioli sono portati in un sito detto rendez-vous, caratterizzato da vicinanza all’acqua ed un ampio campo visivo, dove i piccoli riposano mentre gli altri membri del gruppo si dedicano alla caccia. Intorno a fine settembre, i giovani lupi lasciano questi luoghi di gioco e di protezione e cominciano a seguire gli adulti nelle loro attività. Questi ultimi si occuperanno della vera e propria trasmissione culturale, tramandando ai giovani le tecniche di caccia e di difesa essenziali per la loro sopravvivenza.
Comportamento
Caratteristica peculiare di questa specie è la sua spiccata socialità: i lupi vivono in unità familiari chiamate branchi, chedifendono e vivono in un territorio stabile. Il branco ha origine quando due lupidi sesso opposto si incontrano, si stabilizzano in un’area e si riproducono; il branco risulta essere poi costituito da questa coppia, dai loro cuccioli dell’anno e dai giovani dell’anno precedente.Raggiunto il primo anno di età, i giovani possono scegliere di disperdersi, nella speranza di dare origine ad un nuovo branco, all’interno del quale svolgere un ruolo dominante. In alternativa, possono restare nel branco familiare, nella speranza in questo caso di scalare gradualmente la struttura sociale, finoa raggiungere lo status di riproduttore.La struttura di questi gruppi familiari è infatti estremamente complessa: la coppia capostipite, l’unica a riprodursi, è al vertice e gli altri individui rappresentano i subordinati. La gerarchia è mantenuta mediante comportamenti rituali, che regolano i legami sociali tra i lupi e che spiegano il perché del loro enorme repertorio comunicativo. Nelle dispute per la gerarchia, per esempio, i contendenti non arrivano mai allo scontro diretto: il più debole mostra la propria sottomissione con segnali di docilità ed offrendo la gola scoperta. La comunicazione posturale,basata su segnali visivi (espressioni facciali, erezione pilifera, posizione della coda o delle orecchie) assume quindi un’importanza cruciale in questa specie.Tutte le principali attività, dalla caccia fino alla difesa dei cuccioli e del territorio, sono svolte in modo integrato e cooperativo.I lupi seguono le vittime su un “fronte largo”, oppure si dividono e sospingono la preda gli uni contro gli altri; mostrano una grande resistenza alla corsa e tendono a sfinire la preda dopo lunghi inseguimenti, per poi attaccarla posteriormente, immobilizzarla e atterrarla.I lupi sfruttano ampiamente anche la comunicazione chimica: deposizione di urina o di feci, raspamento del terreno, strofinamento del corpo. Questi segnali chimici informano sul sesso, sull’età, sullo status degli individui e mediano quindi meccanismi di riconoscimento e territoriali. Anche la comunicazione vocale nei lupi è estremamente fine: il loro repertorio vocale è caratterizzato di svariati segnali, come abbai, ringhi, ululati, guaiti. Ognuno di questi segnali è utilizzato in particolari contesti: il ringhio durante gli scontri aggressivi, i guaiti durante il saluto o il gioco, mentre l’ululato sembra avere funzione di aggregazionedel branco, oltre che di allarme. Pare che tutti i lupi cerchinodi sintonizzarsi su una stessa nota, così da sembrare più numerosi.
Rapporti con l’uomo
La persecuzione del lupo da parte dell’uomo, derivante dal conflitto creatosi principalmente con le attività di allevamento del bestiame, ma anche con un immaginario collettivo che vede il lupo come un animale estremamente aggressivo, ha portato questa specie a raggiungere il minimo storico italiano negli anni ’70. In questi anni, l’areale di presenza del lupo era rappresentato solamente da pochi nuclei disgiunti tra loro e distribuiti lungo la dorsale appenninica centro-meridionale. Da allora, grazie ai molti provvedimenti di conservazione e di ripopolamento e all’aumento nei boschi degli ungulati selvatici, si assiste ad un progressivo aumento delle popolazioni di lupo, che hanno ricominciato naturalmente a ricolonizzare il territorio italiano, a partire dall’Appennino centrale risalendo verso nord fino ad arrivare in Liguria e, dai primi anni ’90, ricolonizzando l’arco alpino occidentale. Sulle Alpi il lupo è una specie autoctona, che ha fatto da sempre parte della fauna locale ed è stato presente sull’intero arco alpino fino alla seconda metà del ‘700, per poi ridursi piano piano e scomparire tra la finedel 1800 e l’inizio del 1900, sempre a causa della persecuzione da parte dell’uomo. Attualmente, i branchi di lupo presenti in tutto l’arco alpino italiano sono almeno 46, più 5 coppie, per una stima totale (numero minimo) di 293 lupi (Marucco et al., 2018. Report Life Wolfalps “La popolazione di Lupo sulle Alpi Italiane 2014-2018″).In realtà, il rapporto tra lupo e uomo non è sempre stato conflittuale: nel Paleolitico, proprio l’avvicinamento del lupo alle popolazioni umane, che ne traevano vantaggio durante la caccia, ha portato alla sua lenta domesticazione e selezione, che ha dato vitaalle odierne razze canine. Pare che la competizione tra l’uomo e il lupo abbia avuto origine solo con l’instaurarsi delle pratiche di allevamento nella cultura umana.